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La mia umile opinione su “The China Study”

“Umile” perché, benché addetta ai lavori, non sono un’illustre professore universitario e sono ancora relativamente giovane ;)

In ogni caso premetto che ho approfondito le affermazioni fatte nello studio con ricerche bibliografiche, molte delle quali, devo dire, sono abilmente presentate nel China Study, incanalandole secondo quanto è loro interesse asserire.

Premetto anche che non ho particolari interessi nel difendere o demonizzare alcuna categoria di alimenti, personalmente sono onnivora e anche buongustaia, nonché amante di ogni tipo di cucina, dalla più tradizionale a quella esotica, a quella vegana; assaggio piatti esteri, macrobiotici, industriali…insomma tutto ciò che viene ritenuto commestibile è per me degno di una chance. Questo solo per chiarire come l’unico interesse sia sfiorare il più possibile la verità, tenendo ben presente come sia assolutamente superbo e poco lungimirante asserire di possederla.

Il termine che echeggia nella mia mente dopo la lettura dell’opera è: terroristico. Quanto studiato e assolutamente degno di encomio per la mole di trials e studi fatti, è presentato in maniera tale da indurre nel lettore, più o meno esperto del campo, una sconfinata serie di paturnie e psicosi tale da incitare violentemente scelte alimentari estremiste e pesantemente mirate al veganesimo.

Sappiamo tutti, tuttavia, che ogni messaggio mediatico ha molta più efficacia se diffuso in versione “sconvolgente” e, di questo, gliene diamo atto a parziale giustificazione dell’aggressività comunicativa utilizzata.

Come molti sanno, la scelta di una alimentazione vegana, come tutte le scelte, presenta vantaggi e svantaggi di ogni tipo: pratico, salutare, psicologico, etico. Di fronte alle evidenze scientifiche, se ben approfondite, è innegabile trovarne dei  benefici, forse difficilmente percepibili perché la maggior parte di essi sono a lungo termine.

Non volendo sconfinare in statistiche e numeri, dirò solo che, a mio parere, il buono che si può trarre da questa pubblicazione è l’invito (diciamo “invito”) a riflettere su:

  1. Un consumo consapevole il quale ha, alla base, l’interesse per la propria salute. Piuttosto inutile invitare alla salvaguardia del pianeta un “animale” (l’uomo) che, per sua natura, è egoista; meglio arrivare al beneficio pubblico passando per la strada del vantaggio personale.
  2. Una ponderazione degli eccessi: moltissimi individui riescono a trarre incentivi per limitare o alimentare le proprie scelte. Mi riferisco all’eccesso di quantità di cibo, alle scelte presentate come gratificanti che si autoalimentano (una persona a me molto cara, completamente estranea all’argomento, mi disse semplicemente “zucchero chiama zucchero”), alla scelta della qualità del cibo. Potrei portare svariati esempi, ma non voglio rischiare di deviare dall’argomento principale.
  3. Uno stimolo alla curiosità: forse l’aspetto più importante. Solleticare la curiosità umana significa indurre nel lettore l’approfondimento o anche solo la voglia di provare ad avvicinarsi a scelte meno consuete nella sua quotidianità.

A proposito dell’ultimo punto, voglio rivelare un “gioco” che propongo spesso ai miei pazienti, ossia quello di curiosare nel reparto ortofrutta e di acquistare uno degli alimenti che non avevano mai nemmeno guardato, variando spesso la scelta del colore e avvicinandosi così a sapori nuovi e sorprendenti, spesso graditissimi.

In conclusione, e mi scuso per la lungaggine, ho trovato lo studio un validissimo spunto per riflettere su molti aspetti: salutistico, etico, ecologico; così come ho trovato che focalizzi in maniera ben documentata su vari argomenti di cui spesso si chiacchiera senza conoscerne sufficienti supporti scientifici; il tutto impacchettato da un rovente scrigno di terrore che, su lettori superficiali, potrebbe indurre a decisioni difficili da gestire e destinate a provocare più danni che benefici (un veganesimo non ragionato e non ben bilanciato, ad esempio, porta a gravi carenze nutrizionali).

Se accolto con equilibrio e con sufficiente spirito di riflessione, The China Study può realmente inserirsi in un progetto di miglioramento della qualità della vita di una persona.

 

Ringrazio Daniele per le sue innatamente sagge affermazioni e Marco per aver risvegliato la mia curiosità.