food_coloring_570

Additivi alimentari: allarmarsi o no?

Per additivo alimentare si intende qualsiasi sostanza, normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari, per un fine tecnologico, nelle fasi di produzione, trasformazione, preparazione, trattamento, imballaggio, trasporto o immagazzinamento degli alimenti, che si possa ragionevolmente presumere diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente di tali alimenti direttamente o indirettamente.”
Cerchiamo di chiarire questo enunciato apparentemente complesso: in sostanza un additivo è qualche cosa che, aggiunta in piccole quantità all’alimento, ne preserva l’integrità, la freschezza e le qualità organolettiche (odore, colore, sapore) nel suo periodo di shelf life, ossia di vita sullo scaffale, di “consumabilità”. Non necessariamente si tratta di composti chimici di sintesi, anzi, spesso gli additivi più usati hanno unicamente dei nomi sconosciuti ai più e dal suono preoccupante, ma si rivelano sostanze naturalmente contenute in moltissimi cibi nativi. Un esempio? L’acido ascorbico è la tanto adorata vitamina C, l’acido citrico è l’acido naturalmente presente negli agrumi responsabile del loro gusto aspro e così via dicendo.
Anche per quello che riguarda molecole meno “naturali”, in ogni caso, sono stabiliti dei limiti di assunzione giornalieri per i quali, fortunatamente, l’offerta nazionale ne rimane ampiamente nei range. Naturalmente questo non sminuisce la salubrità degli alimenti privi di conservanti, ma ci lascia un po’ più tranquilli su cosa stiamo ingerendo.
Un buon consiglio è quello di imparare ad identificare gli additivi in relazione alla loro sigla europea, in maniera da poter distinguere con facilità i composti naturali che più comunemente sono aggiunti agli alimenti conservati. Non c’è per forza del male nell’uso degli additivi, il più delle volte si tratta di espedienti innocui che assicurano, ad esempio, la standardizzazione del colore di un succo di frutta che, se acquistato e trovato dal colore “sbiadito” potrebbe, ad esempio, suscitare delle diffidenze nel consumatore; cosa che non accade quando, facendo una spremuta di arancia, ci accorgiamo che, ovviamente, non tutte le spremute posso avere lo stesso identico colore. Ecco dunque che un allarmante E160 si rivela niente meno che Betacarotene, graditissimo additivo e pro vitamina A, utile alla protezione della pelle dai raggi solari…
Sul web esistono molte liste che separano gli additivi “innocui” da quelli da evitare, per quanto questi appellativi risultino tecnicamente impropri, potremo dire che, più genericamente, quelli considerati innocui sono sostanze che si trovano naturalmente in molti alimenti, mentre quelli da evitare sono sostanze di sintesi. Ricordiamoci sempre, però, che è la dose a fare il veleno e che non tutto ciò che è naturale è sinonimo di innocuo. tanto gli additivi naturali quanto quelli di sintesi, ad esempio, possono essere responsabili di manifestazioni allergiche. un soggetto allergico dovrebbe prestare grande attenzione agli additivi segnalati sulla tabella nutrizionale.
Per chi volesse approfondire il discorso consiglio di consultare la pagina del Ministero della Salute (http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?id=1170&area=sicurezzaAlimentare&menu=chimica).